Come scegliere la pensione integrativa migliore?

La riforma Fornero ha attivato l’allarme: le pensioni future non saranno più una certezza e soprattutto non permetteranno una sostenibilità agli anziani del domani. Fondo chiuso di categoria, Fondo aperto, Piani individuali pensionistici privati. Cosa scegliere?

Conoscere il mercato dei fondi pensione

Sono definiti come il secondo e il terzo pilastro del sistema pensionistico italiano, complementare e integrativo a quello fornito dall’Inps e dagli altri enti pubblici. Il primo si basa su un sistema retributivo (i contributi dei lavoratori di oggi per erogare le attuali pensioni), ma non è più sostenibile da solo, il secondo e il terzo sono individuali e spontanei.

  • I fondi chiusi di categoria (FPN), derivano da accordi collettivi e sono destinati a una specifica categoria di lavoratori. Alcuni esempi sono il Fon.te per i dipendenti del terziario, il Fonchim, per il chimico o il Cometa per l’industria metalmeccanica. Normalmente si può scegliere fra 3 o 4 linee di investimento (garantito, bilanciato o crescita), a seconda della quota di azioni che si vogliono acquistare.
  • I fondi pensione aperti (FPA), a differenza dei precedenti sono rivolti a tutti e sono gestiti da un intermediario, una banca o un’assicurazione.
  • I piani individuali pensionistici (PIP), sono dei contratti privati stipulati tra un contraente beneficiario ed un’assicurazione. La principale differenza con gli FPA è nella stipula del contratto, più simile a una polizza vita in questo caso.
  • Piani di accumulo (PAC), non sono tecnicamente dei fondi pensione, ma assicurazioni sulla vita utilizzate molto spesso come forma di risparmio a fini previdenza. Permettono di accantonare soldi mensilmente o annualmente, per 10 o 20 anni, con una rivalutazione stabilita ogni 12 mesi.

Vantaggi e svantaggi

Il vantaggio principale di tutti i fondi pensione (ad accezione dei PAC) è la deducibilità fiscale, fino a 5.164,47 euro annuali esente Irpef. Nel caso di lavoratore dipendente ed adesione ad un FPN, anche il contributo versato dal datore di lavoro si potrà dedurre in aggiunta a quello volontario.

Inoltre la ritenuta a titolo di imposta del 15%, al momento della rendita, viene ridotta fino a un massimo del 9% se si raggiungono i 35 anni di adesione alla forma pensionistica. Infine l’imposta sul capital gain è dell’11% (anziché 12,5%) in fase di accumulo.

Il grosso svantaggio di tutti i fondi pensione è il legame indissolubile con il fondo stesso, fino al raggiungimento dell’età pensionabile. Se è vero che i contributi annuali non sono obbligatori, non è possibile chiedere il riscatto di quanto versato, se non nei casi previsti (come per esempio l’acquisto della prima casa) ed in ogni caso mai per il 100% della posizione maturata (tranne nel caso di perdita lavoro per 4 anni). Un bel vincolo!

Cosa, come e quando scegliere un fondo pensione

Il nostro consiglio è di scegliere un fondo pensione solo quando si è certi di portarlo a termine, quando si ha un lavoro fisso e un’età di almeno 30 anni. L’adesione è una scelta importante che richiede una certa maturità. Consigliamo i fondi di categoria per chi ha la possibilità di accedervi, hanno costi molto bassi, ed essendo collettivi, hanno una gestione molto solida.

E’ possibile versare anche il TFR: cosa da non fare in quanto la scelta è irrevocabile. I Fondi nazionali aperti sono consigliati a chi non è lavoratore dipendente, un’ottima scelta è Seconda pensione del gruppo Amundi, con alti rendimenti negli ultimi anni. E’ bene puntare sempre su linee obbligazionarie con una componente azionaria massimo del 30%, non è il caso di scommettere e perdere soldi che un domani saranno molto utili, meglio un rendimento certo ma garantito in questo caso.

I PIP invece sono quasi sempre da escludere, hanno costi di ingresso e gestione molto alti, unica eccezione è Pensionline di Genertellife, costi zero e rendimenti sopra il 4,5% annuo. Un ottimo investimento potrebbe essere aderire ad un PIP come questo, qualche anno prima di andare in pensione e riscattare l’intero capitale anziché convertire in rendita alla scadenza (minimo 5 anni), sfruttando appieno l’agevolazione fiscale in ottica speculativa!

Un capitolo a parte merita il piano di accumulo, da preferire come scelta intermedia fra un investimento e un fondo pensione, per chi vuole mettere da parte soldi per il futuro ma non cosi a lungo da pensare già alla previdenza. Si segnalano Piano Piano di Genertellife, gestione separata Ri.Alto con rendimento 4,4% nel 2013 e RockRetirement di Pramerica, gestione separata Fondo Pramerica Financial con rendimento 4,9% nel 2013. Quest’ultimo ha i coefficienti di conversione in rendita bloccati fin dalla stipula del contratto. Da tenere in mente che per i PAC non è presente nessuna delle agevolazioni fiscali presenti nei fondi pensione.