Crevit: costi e caratteristiche della moneta complementare

La moneta elettronica (tra cui il bitcoin) ha fatto parlare di sé nel bene e nel male, ma ciò che rimane è che ha sfruttato un concetto molto semplice e di una forza straordinaria in economia: l’importanza del valore attribuito da una massa di persone ad un determinato bene. Il Crevit sfrutta lo stesso principio, anche se si parla in questo caso di moneta complementare, alla quale è stato dato comune il valore convenzionale di 1 euro.

Come funziona il Crevit?

Il crevit rappresenta in sostanza una sorta di “buono spesa” per cui è spendibile non solo per fare investimenti, ma anche per fare acquisti di valore (oppure la ‘semplice’ spesa al supermercato), per fare un’operazione che può sembrare impensabile, quella di ripianare dei propri debiti.

Infatti con Crevit si può chiedere persino un fido (su cui viene applicata una commissione del 5%). Perché crevit funzioni è sufficiente che ci sia chi fa i buoni spesa e qualcuno disposto ad accettarli, il resto poi passa naturalmente per processi di scambio tra il crevit ed il tipo di bene (o servizio) per il quale sono stati spesi i soldi complementari. Per operare con i Crevit basta aprire un conto che è perfettamente gratuito (è invece prevista una commissione del 2% su ogni accredito ricevuto).

L’accesso al proprio conto non ha limitazioni di durata o di spesa, e richiede solo la registrazione al sito, e ovviamente l’impiego dei buoni spesa deve avvenire all’interno del circuito che mette in collegamento coloro che hanno aderito od aderiscono al suo uso.

Perché tanto successo sul Crevit?

A differenza della moneta elettronica, il crevit non prescinde dall’economia reale. Chi emette crevit lo fa per valorizzare i propri beni o servizi, e lo fa esprimendo il proprio potenziale in modo totale. Infatti una volta compreso il potenziale, bisogna solo calcolare quanto ne rimane inespresso e convertirlo in crevit, così che, tramite l’uso dei buoni spesa, il gap di potenziale inespresso venga invece raggiunto: in un’attività di ristorazione con un potenziale 50 e un risultato reale 40, il gap di 10 viene coperto con crevit dati in parziale pagamento ai fornitori, così da coprire parte delle spese di fornitura e raggiungere allo stesso tempo il potenziale.

Un’idea che non conosce limitazioni di realizzazione. I crevit non possono essere convertiti in euro mentre un conto con saldo in negativo (da rimborsare entro due anni) potrà essere ‘ripianato’ con gli stessi.