Investire in Pac di buoni postali: pro e contro

I piani d’accumulo rappresentano un investimento ‘potenzialmente’ interessante la cui validità dipende però dalla scelta del sottostante. In quest’ottica conviene aprire PAC in BFP? Di seguito i principali vantaggi e svantaggi in relazione agli investimenti online.

I Piani di accumulo o Pac rappresentano uno strumento di investimento molto interessante per le modalità con cui vengono realizzati, ma con un forte condizionamento del tipo di “sottostante” che è alla base dell’investimento stesso. Quindi per comprendere se i Pac sui buoni fruttiferi postali convengono o meno, bisogna prima comprendere il funzionamento di un Pac.

Come funzionano i Pac e perché dovrebbero permettere di guadagnare?

I piani di accumulo sfruttano due principi molto interessanti: uno è quello tipico del salvadanaio, ovvero che investendo piccole somme, in modo costante, nel corso del tempo, si riesce ad accantonare un capitale che può essere anche considerevole, se si tiene conto degli effetti dell’inflazione; l’altro è che l’acquisto spalmato nel corso del tempo permette di sfruttare al meglio le fluttuazioni di prezzo degli assets acquistati, aumentandone gli effetti sui possibili rendimenti.

Infatti l’investimento resta costante nel tempo (ad esempio pari a 100 euro al mese) e se l’investimento è caratterizzato da beni che hanno delle variazioni di prezzo, quando costano di più si acquistano meno titoli, mentre quando costano meno se ne acquistano di più.

Nel lungo periodo ciò porta ad una compensazione tra periodi di ribasso e di rialzo, riducendone i rischi, e rendendo il pac uno strumento ideale per fare investimenti in azioni. Ma per le stesse ragioni perde gran parte della sua efficacia quando l’investimento che è alla base del Pac si basa su assets che hanno un prezzo praticamente costante nel corso del tempo.

La convenienza del Pac sui Bfp indicizzati delle Poste Italiane?

I Bfp indicizzati, per il rendimento, funzionano su due livelli: una parte del rendimento è agganciato all’inflazione ufficiale italiana (e non a quella reale), e l’altra parte ad un tasso fisso. Tuttavia si tratta di strumenti che non permettono di sfruttare le potenzialità dei Pac, proprio a causa della loro natura di “rendimenti sicuri” nel senso di ‘poco volatili’. E’ vero che la loro sottoscrizione non prevede commissioni, ed il solo costo è l’imposta di bollo, ma i rendimenti “promessi” rimangono altrettanto modesti.

Se si ha un orizzonte di lungo periodo, è meglio puntare a Pac con alla base Fondi comuni di investimento con una percentuale di base anche azionaria, mentre in una ottica di breve periodo sono i conti deposito che ancora offrono i rendimenti più elevati.

A chi convengono i Pac sui Bfp indicizzati delle Poste?

Un PAC delle poste in BFP indicizzati può andar bene per coloro che vogliono accantonare delle somme a lungo termine (ad esempio per i propri nipoti), con rendimenti non eccezionali, ma senza dover affrontare l’effetto erosivo dell’inflazione, che almeno in parte è presa in considerazione dal corpo stesso dell’investimento.

Una soluzione per chi desidera un rendimento più alto

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In particolare Moneyfarm aiuta gli utenti a pianificare i propri investimenti seguendo 3 linee guida:

  • Diversificazione, per incrementare sia la sicurezza che i rendimenti;
  • Riduzione dei costi di gestione per aumentare la redditività delle operazioni;
  • Lungimiranza e concentrazione sull’obiettivo finale, ovvero il massimo profitto dell’investimento.

Al contrario da quanto proposto da Poste Italiane con i pac ci troviamo di fronte ad un modo di investire più semplice, personalizzabile e remunerativo. Mentre i Pac consentono infatti di ottenere un minima remunerazione solo nel lungo periodo, MoneyFarm consente rendimenti interessanti anche nel breve/medio periodo.