Quali sono le banche più solide in Italia? Consigli utili

E’ possibile riconoscere le banche sicure in Italia e non solo? Quali sono i principali aspetti da valutare e soprattutto su quali indicatori (più o meno oggettivi) basare le proprie scelte?

Il Bail in ha lasciato la maggior parte dei risparmiatori impreparati, il che ha reso ancora più complicato e ‘non sicuro’ il rapporto nell’ambito del settore finanziario. E’ in ogni caso fondamentale comprendere sia la portata che gli effetti di questa direttiva europea che, in parole povere, ha escluso sia a livello formale che sostanziale un intervento dello Stato nel caso di banche a rischio di fallimento.

In quest’ottica ci si ritrova davanti ad un’altra situazione ‘poco chiara’, categoricamente esclusa fino a non molto tempo fa, ovvero se le banche possono o non possono fallire. Ma visto e considerato che le leggi, anche se non retroattive, possono modificare le condizioni in atto, e portare ad esposizioni pericolose del proprio capitale o risparmio, è importante imparare a riconoscere quali sono le banche sicure in Italia, ma non solo per il 2015 o per il 2016, ecc, ma individuando quegli aspetti fondamentali che mettono al riparo dalle brutte sorprese.

Gli indicatori oggettivi

Rating ed i quozienti imposti dalla Unione Europea sono entrambi fondamentali, per poter comprendere lo stato di salute di una banca. Con l’analisi di questi indicatori diventa molto più semplice individuare le banche sicure, o anche quelle ‘più sicure’, poiché basta valutare quelle che hanno valori più elevati in senso assoluto alla luce dei parametri di riferimento.

In particolare, al primo posto va messo il Cet1 che mette in rapporto il patrimonio netto della banca, al lordo delle riserve, con l’esposizione finanziaria dovuta ai “rischi assunti “(ovvero alla luce degli investimenti realizzati). Secondo quando disposto dalla Ue la soglia minima di questo rapporto deve essere dell’8%. Se la banca dovesse essere al di sotto di tale valore allora si potrebbe trovare in una situazione di potenziale rischio, in quanto potrebbe avere un’esposizione eccessiva rispetto alla sua stessa capacità di far fronte alle perdite generate dagli investimenti stessi (vedi anche Investimenti a breve termine a basso rischio).

Le banche dovrebbero provvedere in modo tempestivo a tornare al di sopra della soglia dell’8%, accantonando maggiori riserve, ad esempio, una via che però non è sempre facilmente percorribile.

Meglio rating o Cet1?

Tra rating ed il Cet1 c’è però di fatto una grande differenza: il rating è un giudizio che delle agenzie, specializzate ma non del tutto indipendenti (a causa di ingenti quote detenute dalle principali banche di affari mondiali), effettuano basandosi su una serie di analisi e di valutazioni, in parte oggettive ma in parte basate su “previsioni” ed attese. Il Cet1 è un dato assolutamente oggettivo, che mette in relazione due valori in modo matematico che non lasciano spazio alle interpretazioni.

Conclusioni

Prima di acquistare azioni o obbligazioni di banche è meglio destinare i risparmi ad altre forme, spesso meno remunerative, ma più sicure anche perché coperte dal FITD. In tutti i casi si deve dare prevalenza alle banche che hanno un indice Cet1 ben al di sopra dell’8% (almeno il 10% se possibile).