Banche a rischio Bail in: le cose importanti da sapere

I recenti avvenimenti hanno, giustamente, aumentato le paure dei risparmiatori italiani. Ma quali sono i rischi effettivi e come è possibile ridurli (se non evitarli)?

Spesso viene consigliato di scegliere, come banche più sicure, quelle di maggiori dimensioni, ma l’esperienza della MPS ha dimostrato che le dimensioni possono essere importanti, ma che per scegliere quelle meno a rischio, bisogna guardare a dati ben più oggettivi, come il Cet1.

Proprio guardando questo indicatore, gli azionisti e titolari di obbligazioni delle banche che hanno evitato il fallimento solo grazie alla direttiva Ue 59 del 2014 (che ha di fatto introdotto come obbligatorio il Bail In per salvare le banche a rischio di crack), si sarebbero resi conto del rischio al quale stavano andando incontro, anche se, una volta già titolari di strumenti a rischio, difficilmente avrebbero potuto limitare in modo sostanziale i danni. Ma come fare per individuare le banche a rischio di chiusura in Italia?

Guardare i dati “oggettivi”

La grandezza e l’importanza di un istituto finanziario rimane, come accennato all’inizio, pressoché fondamentale e, non a caso, secondo i recenti dati della Banca di Italia le banche a rischio di fallimento sono tutte quelle di piccole dimensioni.

Ma sorprenderà ancora di più constatare che la banca che ha un Cet1 più elevato (superiore al 20%) è una banca online come Fineco, mentre il gruppo al quale appartiene arriva a sfiorare l’11% (ricordando che la soglia minima a rischio di fallimento è dell’8% o inferiore). Se una banca ha un Cet1 basso è meglio non farsi allettare da un aumento di capitale. Inoltre mensilmente la Banca di Italia rende noti i risultati di questo indicatore, e le eventuali variazioni in meglio o in peggio.

Non solo la solidità della banca

Il problema maggiore, per i tantissimi risparmiatori che hanno subito il prelievo forzoso, è che tra le mani si sono ritrovati carta straccia al posto di azioni ed obbligazioni, ignorando di essere diventati titolari di strumenti che sono assoggettati ad alcune forme di tutela (che possono essere modificate nel corso del tempo).

In quest’ottica evitare di aprire rapporti con le banche a rischio è utile e necessario, ma nella scelta di un investimento è meglio comunque, anche con le banche più sicure, andare a prediligere azioni che non appartengono alla banca stessa (condizione che può tuttavia precludere i vantaggi di socio), stesso discorso per le obbligazioni, ecc. In ogni caso si possono privilegiare i conti deposito per i quali è rimasto attivo il FITD (vedi anche Come trasferire un conto corrente).