Pos obbligatorio: quando è possibile pagare con carta?

La vicenda del pos obbligatorio in Italia ha visto un alternarsi di interventi da parte del legislatore. Questo a partire dall’articolo 693 del codice penale che ha sempre previsto l’applicazione di una sanzione di 30 euro per chi vende prodotti o servizi e si rifiuta di accettare “monete aventi valore legale” nello Stato tra cui rientrano a pieno diritto quelle ‘digitali’.

In base a quest’articolo del c.p. ci sono stati degli interventi normativi, datati 2012 e successivamente 2016, che hanno cercato di rendere più chiaro sia l’obbligo del pos che l’applicazione di sanzioni. Queste sono state via via confermate nell’importo a 30 euro per quei professionisti o esercenti obbligati al possesso di un pos e ricezione di pagamenti con carte di debito o di credito.

Una situazione continuata fino a metà del 2018 quando il Consiglio di Stato è intervenuto ed ha eliminato le sanzione per un possibile rischio di incostituzionalità con relativi problemi giuridici. Quindi qual è la situazione attualmente?

In base anche agli interventi legislativi il pos rimane obbligatorio, mentre non sono previste sanzioni per quanti, seppur obbligati a tenerlo e a ricevere i pagamenti tramite il suo uso, non si dovessero attenere a tale obbligo.

esempio funzionamento pos

Da dove nasce l’obbligo?

Come già detto in Italia l’orientamento atto a scoraggiare l’evasione fiscale, riducendo il volume di acquisti fatti in contanti, e quindi più difficilmente tracciabili, risale al 2012. Un orientamento confermato anche per il 2018 visto l’entrata in vigore della direttiva europea denominata Payment Service Directive 2 (oppure con l’acronimo PSD2). Questa ha sancito per i Paesi dell’Ue l’obbligo di Pos per quasi tutte le categorie di commercianti e professionisti, tranne poche eccezioni. Ad esempio, almeno per il momento sono rimasti esenti i tabaccai e i benzinai.

Invece, per fare degli esempi di esercenti o tipi di attività obbligati, abbiamo: supermercati, pizzerie, bar, taxi, elettricisti e artigiani in generale, avvocati, ecc. Non è previsto l’obbligo in Italia per il momento (in attesa della decisione definitiva del Consiglio di Stato) anche per coloro che offrono prestazioni mediche.

Quali sono gli ostacoli?

Offrire una possibilità in più ai consumatori o clienti, per poter pagare, dovrebbe essere un’opportunità per chi vende prodotti o servizi. Quindi viene da domandarsi il perché un venditore dovrebbe rischiare di perdere una vendita per non accettare il pagamento tramite pos. La risposta ruota soprattutto intorno alla questione dei costi. Quando si deve richiedere un pos, si devono infatti considerare varie voci di costo, che vanno dall’affitto o acquisto del terminale fino alle commissioni interbancarie applicate per i pagamenti. Queste tendono a essere più basse nel caso di bancomat e più elevate per le carte di credito, con l’aggiunta di differenze anche a seconda del circuito accettato.

In funzione di questi aspetti alcuni esercenti non accettano pagamenti con pos se l’importo dell’acquisto è al di sotto di una determinata soglia, oppure non accettano alcuni tipi di carte o di circuiti. Per superare l’ostacolo, e tutelare allo stesso tempo gli esercenti e gli acquirenti, la direttiva PSD2 ha stabilito una riduzione delle commissioni interbancarie che devono valere per importi anche molto bassi (o meglio a partire dalla soglia minima per la quale è obbligatorio accettare i pagamenti digitali pari a 5 euro).

direttiva pds2

Cosa fare quando l’esercente non accetta il pagamento con una carta di debito? In assenza di una sanzione per chi non è adempiente, non ci sono strumenti in mano agli acquirenti. Se il venditore non accetta il pagamento con pos non c’è praticamente nulla da fare se non adattarsi.

Obbligo oppure opportunità?

Non avere con sé troppi contanti è una tutela per chi deve comprare un prodotto o aderire a un servizio. Dall’altra parte abbiamo i venditori che devono valutare in che misura sia più conveniente farsi carico di un “costo” piuttosto che rinunciare al buon fine di un certo numero di vendite. Oggi grazie ad un’offerta di pos sempre più ampia e variegata queste valutazioni possono essere fatte con maggiore libertà determinando a monte il tipo di servizio Pos più adatto al tipo di attività svolto (ad esempio con la possibilità di usare Pos mobili) e al volume di incassi ottenuti in contanti rispetto a quelli con carte di pagamento.

Quali sono le alternative?

Pos: Approfondimenti

Pos senza commissioni
Mobile Pos
iZettle
SumUp
Pos economico
Axerve
Pos obbligatorio
Jusp
Pos portatile
Pos lavoratore autonomo
My Pos

Quando si sta valutando, come esercente o professionista, la scelta di un servizio collegato all’uso del pos bisogna per prima cosa vedere se si vuole un terminale di proprietà oppure in affitto. Quelli di proprietà possono avere un costo variabile anche piuttosto elevato (che può andare da poche decine di euro a qualche centinaio di euro), ma spesso semplificano la gestione delle commissioni interbancarie sui singoli incassi. Invece quelli in comodato possono prevedere dei pacchetti che comprendono l’assistenza e una definizione delle commissioni soprattutto sui volumi degli incassi con carte di pagamento.

La situazione è molto diversificata, quindi bisogna armarsi di pazienza e valutare differenti possibilità, senza doversi per forza accontentare dell’offerta della propria banca. Sono infatti sempre più numerose le società specializzate che fanno da intermediari nelle transazioni accreditando gli importi, generalmente al netto delle commissioni, sui conti correnti di appoggio dell’attività. Vediamo qualche esempio (Fonte: sito ufficiale SumUp/Jusp/Axerve – Data: 10 maggio 2019):

Esempi

SumUp

esempio pos mobile sumup

Si tratta di una società autorizzata come Istituto di moneta elettronica che fonda la sua offerta su pochi prodotti e un numero limitato di opzioni, ma con il vantaggio di garantire accesso anche ai pagamenti in mobilità. Il terminale Pos va acquistato ma i costi sono di poche decine di euro, mentre a livello di commissioni interbancarie si punta a una percentuale fissa tra carte di debito o carte di credito.

Approfondimento: Recensione SumUp.

Jusp

esempio pos mobile jusp

Questa società made in Italy prevede sempre la necessità di acquisto (e non affitto) del terminale pos. Prevede inoltre la possibilità di sostenere commissioni interbancarie diversificate per incassi con Pagobancomat o con carte di credito con l’opzione di accettazione dei soli bancomat.

Axerve

esempio pos axerve

Qui troviamo una soluzione a metà tra le altre due alternative: terminale pos in affitto e trattamento sulle commissioni che varia in funzione del volume di incassi con carte di pagamento.

N.B. In alcuni casi l’acquisto del pos e la richiesta può essere fatta direttamente online, con una procedura semplice. Se invece si ha bisogno di un’offerta più articolata e diversificata, nella maggioranza dei casi sarà obbligatorio o necessario contattare un consulente prima di decidere se aderire all’offerta e vedere se ci sono dei margini di personalizzazione delle condizioni.

Approfondimento: Recensione Axerve.